La questione delle Staminali: il metodo Stamina è un trattamento a base di cellule staminali che ha creato molte polemiche in ambito scientifico.
Il presidente dell’omonima fondazione, Davide Vannoni (che non è un medico), afferma di aver sviluppato la terapia nel 2004 dopo che in Ucraina, gli era stata curata con successo una paralisi facciale causata da un virus. La fondazione Stamina ha sede a Brescia e sostiene di aver trattato con successo pazienti, soprattutto bambini, per una vasta gamma di malattie degenerative, dal morbo di Parkinson alla distrofia muscolare. La tecnica di Vannoni prevede di estrarre delle cellule staminali mesenchimali da midollo osseo di un paziente, di trattarle con alcune sostanze chimiche e poi reinpiantarle nel paziente. Una volta trattate, le cellule vengono iniettate di nuovo nel paziente. Secondo Vannoni, le cellule trattate sarebbero in grado di trasformarsi in cellule nervose sane.
Intervista al dott. Andolina, del 4 marzo2014, medico e principale collaboratore di Davide Vannoni.
Dott. Andolina, quanto è efficace la terapia con le staminali e su chi?
Su circa 250 casi non abbiamo mai avuto reazioni indesiderate, neanche uno sternuto. Il laboratorio dell’Istituto Superiore di Sanità a suo tempo ha certificato che le nostre cellule staminali sono idonee a qualsiasi uso terapeutico. L’Ospedale di Brescia ha attestato che non ci sono mai stati effetti collaterali.
Su che malattie?
Su quelle inguaribili come le neuro degenerative su base genetica e e sulle autoimmuni ma soprattutto queste particolari staminali (mesenchimali) ricostruiscono qualsiasi tessuto danneggiato e non è necessario che siano le proprie, ma sono valide per qualsiasi persona; ad esempio Parkinson o distrofia muscolare, artite reumatoide, artrite degenerativa, tutte le malattie neurologiche degenerative ma anche da trauma accidentale, Paresi Sovranucleare Progressiva, Atrofia Multi Sistemica, Ictus, Retinopatia Diabetica, Maculopatia, paraplegie e tetraplegie, autoimmuni (psoriasi, Sclerosi Multipla) e genetiche (Niemann Pick, Distrofia Muscolare), ottenendo importanti risultati su più di 2/3 dei pazienti, mentre i più modesti risultati ottenuti da coloro che ritenevamo avere risposto poco o nulla alla terapia si sono dimostrati, a distanza di un anno dall’interruzione delle terapie, essere, invece, significativi. Infatti avevamo fermato le rapide progressioni delle patologie seppur non avessimo, almeno apparentemente, ottenuto miglioramenti significativi.
Ma in Ucraina si praticano…
queste terapie sono già usate all’Est e in Asia da molti anni. Solo nella UE e nord America sono vietate, producendo costosissimi viaggi della speranza ad esempio in Cina, Sud Korea, Tailandia, Ucraina, per chi può pagare, quando le cure costerebbero in realtà 5000 euro, cioè quello che fa pagare l’ospedale di Brescia, ma anche molto meno e sopratutto con il metodo Stamina che si è rivelato migliore degli altri.
Il servizio delle Iene è veritiero?
Certo. Hanno mostrato ad esempio Celeste, una ragazzina completamente paralizzata anche per la deglutizione che ha ripreso una discreta padronanza del suo corpo per 8 mesi. In quel caso non siamo riusciti ad andare oltre ma è stato comunque un miracolo, rispetto a quello che potevano fare i metodi ufficiali.
Perché tanto accanimento verso il metodo anche per i soggetti inguaribili?
Temo che sia un metodo che guarisce troppe malattie ad un prezzo troppo basso.
Anche i cancri?
No, temo anzi che in questo caso ci possano essere dei peggioramenti.
A che punto siamo nella vicenda?
Siamo alla fine. Siamo rimasti in tre contro il mondo del potere: io, Vannoni e la biologa.
Ci sono accuse pesanti sul dott. Vannoni.
Accuse ingiuste. E’ un uomo che si è visto miracolato in Ucraina ed ha voluto idealisticamente tentare di portare in Italia il metodo, migliorandolo. Ora sta pagando di tasca sua le cure ai pazienti dell’ospedale di Brescia a colpi di 5000 euro al mese ciascuno, abbandonati dall’ASL. Quanto può reggere?
foto: Vannoni a sinistra, Andolina a destra
La storia (riassumiamo la vicenda tratta dal sito www.wired.it da cui abbiamo estratto delle parti, sito che non è favorevole al metodo. Le sperimentazioni ufficiali si attuano nel centro trapianti, dell’Ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste con il medico pediatra Marino Andolina (fino al 2011) che è il direttore del Dipartimento di trapianti del Burlo Garofolo. Incontra Vannoni a San Marino e i due cominciano a lavorare insieme. Il loro punto di forza è l’aver testato entrambi su di sé le staminali mesenchimali, testimoniando ottimi risultati.
Inizialmente la collaborazione poggia solo sul piano della ricerca di laboratorio. Ben presto si estende però anche su pazienti. I patti sono chiari: non è previsto l’uso su persone delle cellule mesenchimali cresciute col metodo di Vannoni, bensì di quelle di una cell factory autorizzata, quella del San Gerardo di Monza. Tutto sembra rientrare nelle regole e grazie alla presenza del pediatra, ora alle infusioni accedono anche i bambini.
Gli Spedali civili di Brescia e le cure compassionevoli.
Nemmeno l’ospedale infantile si rivela però un posto sicuro per i trattamenti a base di staminali. Ricompare il magistrato Guariniello, che estende l’inchiesta anche a Trieste. Tutto va sotto sequestro, cellule comprese, e l’ingranaggio per qualche mese si blocca. La risurrezione avviene nell’ottobre 2011, quando Vannoni e Andolina, ormai un binomio consolidato, riescono a portare in un altro ospedale pubblico, gli Spedali civili di Brescia, il trattamento originale di Stamina. Cioè viene legittimato l’uso delle cellule trattate secondo le procedure di Vannoni all’interno di una struttura sanitaria nazionale. Tutto avviene nei margini di una convenzione tra Vannoni e la Regione Lombardia, che apre al professore la possibilità di somministrare le proprie staminali in qualità di cure compassionevoli.Il primo a ricevere le cure è nientemeno il Direttore dell’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia.
Lo stop a Maggio 2012: forse la data più nefasta in tutta la storia di Stamina. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ordina un’ispezione presso gli Spedali Civili di Brescia, assieme ai carabinieri dei Nas. Lo scopo è verificare le condizioni del laboratorio dove il materiale biologico viene preparato e manipolato. Il laboratorio viene giudicato “assolutamente inadeguato sia dal punto di vista strutturale sia per le cattive condizioni di manutenzione e pulizia”, quindi un’ordinanza schiaccia il freno sui trattamenti in corso: dodici in totale, di cui quattro su bambini.
Il caso mediatico e i ricorsi.
Il blocco dell’Aifa spalanca a Stamina le porte della televisione. Il caso viene portato sul piccolo schermo dalla trasmissione Le Iene Show, in onda ogni settimana in prima serata su Italia 1. Vannoni dice sereno che con Stamina si può guarire e che i bastoni tra le ruote sono gli interessi economici delle case farmaceutiche e viene proposta una speranza: fare ricorso presso i tribunali per poter accedere alle infusioni di Stamina. In questo modo, se il giudice del lavoro preposto a gestire il ricorso emette una sentenza favorevole, l’ospedale di Brescia è obbligato a erogare il servizio. I ricorsi si moltiplicano e molti giudici acconsentono. La situazione sfugge al controllo: l’ospedale non riesce a garantire il trattamento a tutti i pazienti, si crea un’interminabile lista d’attesa.
Prende vita il Movimento pro-Stamina, che aiuta i pazienti a orientarsi nella guerra per la libertà di accesso alle terapie di Vannoni. E che convoglia malati e parenti nelle strade a manifestare in nome della libertà di cura e vengono lanciati appelli per Stamina da Celentano, Fiorello, Lollobrigida e Pieraccioni.
Il decreto che fa insorgere la scienza. È il 25 marzo 2013 quando il Senato, sotto l’effetto della pressione mediatica, esce con un Decreto che autorizza chi ha iniziato le terapie con il metodo Stamina a proseguire nel trattamento. E che avvia una sperimentazione clinica del metodo con la supervisione del Centro nazionale trapianti, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Aifa. In ballo ci sono tre milioni di euro che il ministero ha stanziato dai fondi pubblici. La comunità scientifica insorge.
Una sperimentazione persa in partenza.
Arriva luglio 2013, gli appelli degli scienziati ostili sono rimasti inascoltati, siamo alla vigilia del lancio della sperimentazione. Il problema di Vannoni è però alla base di tutto questo. Il suo lavoro non rientra infatti nelle cosiddette Good manufacturing practices (Gmp), cioè nelle Norme di buona fabbricazione, che fanno in modo che il preparato da somministrare sia impeccabile dal punto di vista della formulazione e sicuro per il paziente: una specie di Stella polare che dovrebbe fungere da guida per l’intero protocollo. Un medico italiano molto famoso nel mondo, Camillo Ricordi, si dichiara a favore di una parziale deregolamentazione per poter sperimentare il metodo.
La consegna dei protocolli avviene il 1 agosto 2013 e il successivo 10 ottobre il ministero della Salute si pronuncia con un no definitivo alla sperimentazione: il metodo è bollato di inconsistenza scientifica dagli organi deputati alla sua valutazione.
Il 4 dicembre 2013 il Tribunale regionale del Lazio ha annunciato con un’ordinanza di aver accolto il ricorso avanzato da Vannoni in seguito al blocco della sperimentazione, imponendo di fatto al ministero della Salute l’istituzione di un nuovo Comitato di valutazione dei protocolli che includa esperti che non abbiano già espresso un parere in merito e scienziati dall’estero. La questione sulla sperimentazione, che sembrava un caso ormai chiuso, è quindi nuovamente e improvvisamente aperta, e aspettiamo al varco i nuovi protagonisti e i nuovi provvedimenti. Non senza un senso di smarrimento.
Staminali: verso orecchie e naso da cellule grasso.
Scienziati britannici hanno creato cartilagine umana a partire da cellule staminali del grasso addominale. I ricercatori del Great Ormond Street Hospital e dell’University College di Londra, fra cui anche una studiosa italiana, descrivono lo studio su ‘Nanomedicine: Nanotechnology, Biology and Medicine’.
Attualmente i medici prelevano la cartilagine dal corpo del bambino con difetti del volto o delle orecchie, gli danno la forma di naso o padiglione auricolare e lo impiantano nel piccolo paziente. Ora, dopo aver ottenuto la cartilagine, gli scienziati metteranno una sorta di nano-impalcatura a forma di orecchio nel ‘brodo’ di staminali, in modo che queste possano prendere forma e struttura corrette, mentre diventano cartilagine. (3/3/14)